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Migranti e lavoro – titoli di studio esteri e riconoscimento in Italia

“We are all strangers somewhere” Tahar Ben Jelloun


In Italia il 69,3 % degli stranieri occupa posizioni lavorative inferiori rispetto all’ istruzione e alle competenze raggiunte. Infatti, circa due stranieri su tre svolgono mansioni che non sono all’altezza della loro qualifica e nemmeno dopo anni riescono ad ottenere un avanzamento di carriera. Tutto questo comporta un grande spreco di qualità e di risorse anche per il Paese ospitante.


Infermiere in Albania, impiegato in Italia. Veterinario in Romania, colf in Italia. Psicologo in Messico, disoccupato in Italia. Si pensi che già solo nella capitale italiana, il 67,5% degli immigrati residenti possiede un diploma o una laurea universitaria, percentuale di 30 punti superiore alla popolazione romana. Questo fenomeno si verifica non solo per la difficoltà riscontrata di fronte alla richiesta di riconoscimento dei titoli di studio esteri, ma anche per un’altra problematica molto scoraggiante. Molti migranti, raggiunta l’Italia, tendono ad omettere il proprio titolo di studio durante un colloquio di lavoro, perché le affermazioni che le loro orecchie stanche sono costrette a sentire li costringono all’omissione, se l’esigenza del momento è quella di accettare un qualunque tipo di contratto: “la tua laurea è troppo” oppure “la tua laurea è troppo poco”. Per le mansioni lavorative per le quali non è richiesta una qualifica specifica o un titolo di studio particolare, chi è in possesso di una laurea ha più possibilità di ottenere il lavoro se omette di menzionarla. Si ricercano profili con basse aspettative, perché sinonimo di assoggettamento, senza richieste e senza pretese. Di contro, per le professioni dove un titolo specifico è richiesto, lo scalino più alto è la burocrazia. Per ottenere la convalida in territorio italiano di un titolo conseguito all’estero, generalmente è necessario tanto tempo e molta pazienza.

Facciamo una premessa: i titoli di studio stranieri generalmente non hanno valore legale in Italia. Oggi parliamo di riconoscimento accademico per indicare un processo che tempi addietro prendeva il nome di equipollenza. Un titolo straniero acquisisce valore legale a seguito della sua assimilazione ad un titolo italiano al quale risulta corrispondente. Il processo di solito è lineare per quanto concerne i diplomi di maturità, anche se si tratta di diplomi professionali e tecnici. Nel caso di riconoscimento di abilitazioni professionali, l’iter da dover seguire è diverso. In Italia per ottenere validità di abilitazione per docenti e avvocati, ad esempio, è necessario seguire dei procedimenti specifici per ogni categoria professionale.

Si sente spesso dire che il nostro paese non attrae immigrazione qualificata, quando poi la maggior parte degli immigrati si trovano ad occuparsi di anziani o bambini, lavorare nei campi, nonostante una laurea in matematica, ingegneria, medicina. L’alternativa esiste, e sono le altre nazioni a dimostrarlo. In Svezia si è deciso di applicare un potenziamento dei fondi destinati al Consiglio per l’istruzione superiore che si occupa del riconoscimento dei titoli di studio stranieri, a seguito del quale il percorso di adeguamento dei titoli di studio si è reso più rapido nel campo dell’integrazione delle nozioni mancanti per rendere il percorso più analogo a quello richiesto nel territorio e di conseguenza più spendibile sul mercato del lavoro locale. Il governo ha approvato 2,7 milioni di euro per il 2016, 7,8 milioni per il 2017, 22,9 per il 2018 e 35,4 milioni per il 2019, a crescere con l’aumentare dei flussi migratori. In Polonia e in Lituania invece gli accordi conclusi con la Cina hanno reso possibile un mutuo riconoscimento dei titoli universitari. L’Olanda invece ha deciso di ampliare il proprio programma per l’integrazione degli immigrati nella società inserendo una procedura completamente gratuita che permette il riconoscimento dei titoli di studio ottenuti all’estero. E ancora, in Austria, dal 2016 le procedure richieste per il riconoscimento delle qualifiche ottenute all’estero hanno subito delle variazioni per le quali, adesso, il processo è più semplice e rapido, indistintamente dal titolo di studio.

Per concludere, questo dimostra come non sia necessario stravolgere il sistema per agevolare tali procedure, gli interventi applicati non hanno distorto completamente le politiche del paese, gli investimenti non sono stati maggiori rispetto a quelli che in Italia si adoperano ogni giorno per pratiche meno inclusive. L’ideologia di fondo dovrebbe considerare come pregio innegabile la contemporanea presenza del beneficio di due mondi: il gruppo sociale dei lavoratori immigrati e la società del Paese che li ospita.

Fonti:

-https://www.ilsole24ore.com/art/l-italia-trascura-lauree-immigrati-AEM2OK5B



Articolo a cura della Dott.ssa Valeria Bovalino Laureata in Psicologia Clinica e della Salute bovalinovaleria@gmail.com


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